Raccontare quanto di più oggettivo e quanto di più soggettivo.
Esperienze e testimonianze. Sguardi e punti di vista.
Per iniziar quel processo di oralità che una storia come questa merita, perché si inizi a
tramandare di bocca in bocca, perché si arricchisca di nuovi particolari e poter un giorno
rappresentarsi come una vera e propria tragedia. Tale processo mi porterà,
inizialmente, a dover considerare tutto il materiale acquisito in forma narrativa,
provando a essere il primo narratore a raccontare questi avvenimenti.
Raccontare una storia è come mettersi sotto un albero di fichi:
devi poterne avere 100 sotto gli occhi per poterne scegliere 10.
Così per raccontare una storia devi essere a conoscenza di molto di più di quello che
sarà poi il tuo racconto, che serva come bagaglio personale del narratore, al fine di
recuperarne elementi col tempo e \o solamente di conservarne la memoria emotiva.
Sviluppato questo poi ho compiuto quel salto pindarico che mi ha portato a farmi
personaggio ( personaggi) in piena coerenza col fine ultimo di questo lavoro.
Questa irrappresentabilità della tragedia, dunque, non mi ha permesso di pensare a una
messa in scena che assuma i suoi valori tradizionali.
Nonostante essa abbia in se tutti gli elementi perché questi possano un dì rappresentarsi
ho ritenuto fuori luogo provare a inserirsi all’interno di strutture registiche definite:
fedele a quel processo che prevederà questa messa in scena attuabile tra chissà quanto
tempo, ho potuto solo farmi trovare pronto, o quasi, con tutto quanto possa servire.
Svelare così il meccanismo teatrale, dichiararlo nella sua precarietà e nella sua
composizione.
Il racconto prende piede mentre la macchina (teatrale) prende forma.
Personaggi da interpretare con le loro storie da raccontare.
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